127 La Schiara, al Rifugio 7° Alpini




Data: 11/12-09-2010

di Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin,

Partiamo da Belluno. Passiamo per Bolzano Bellunese e il piccolo abitato di Gioz. Raggiungiamo così la località case Bortot 694 m. s.l.m. (indicazioni in loco). Da qui parte il sentiero C.A.I. 501 che è anche il sentiero dell’alta via n° 1.

Scheda Tecnica Riassuntiva

Al Rifugio 7°mo Alpini

Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Prealpi e Dolomiti Bellunesi, Schiara
Cartina: Tabacco foglio 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
Segnavia: CAI 501, 511, 507,
Tipologia sentiero e difficoltà:* (E). Il sentiero è privo di difficoltà tecniche. In gran parte, corrisponde a mulattiere create per scopi agro-silvo-pastorali o militari. Inoltre, serve come sentiero di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine. (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 694 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1502 m.s.l.m
Dislivello: m. 900
Tempi di percorrenza:* In Giornata (Due Giorni)
Giro: Anello
Punti di appoggio: Rifugio 7°mo. Alpini
Acqua, sorgenti: sì torrenti e sorgenti
Località: Case Bortot
Copertura cellulare: parziale
Parcheggio/i: limitati parcheggiare stretti
Tappe del percorso: Case Bortot, CAI 501, Rifugio Settimo Alpini. Il secondo giorno: Rifugio Settimo Alpini,  Val Medassa, bivaco Medassa CAI 511, CAI 507, Case Bortot.
Partecipanti: Autori

Nota: * I tempi di percorrenza e le difficoltà dipendono dalla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica. Sono influenzati anche dalla conoscenza del ambiente alpino, di progressione, e dal movimento in ambiente alpino e capacità di orientamento. 

L’escursione in dettaglio:

da Case Bortot

Il sentiero è nella prima parte una mulattiera. Dopo qualche km, termina nei pressi di un trivio per il “Bus del Buson”, una forra. La mia “guida” Paola dice che merita di essere visitata. Ci ripromettiamo di ritornare e di visitare anche il “pont della mortis”. Qui, inoltre, parte il sentiero 506.

Proseguiamo. Ora il sentiero segue il naturale percorso del torrente Ardo su una cengia. A 200/300 metri di profondità scorre il torrente Ardo, nascosto dalla ricca vegetazione. Si ode solo un leggero gorgoglio. Giungiamo a ponte Mariano. Qui ci si presenta un’anteprima della Schiara che mi ruba un’esclamazione “woww”. Qui il “Rui Fret” si getta dolcemente nel torrente Ardo. Lasciamo anche qui una derivazione sulla destra che perviene da Col di Roanza. Seguiamo il sentiero C.A.I 519 e proseguiamo a sinistra verso la casera dell’Alberch. Poco prima della casera, un altro sentiero parte alla nostra destra. È il C.A.I 507/511, ma ne parlo dopo.

Al rifugio 7mo Alpini

Continuiamo in direzione, Settimo Alpini… Siamo ora nella “val de l’art” (Valle dell’Ardo). Il sentiero segue il torrente Ardo per tutto il percorso. Questo torrente nasce dallo Schiara. Il percorso si svolge all’ombra di carpini e faggi. Raggiungiamo dopo 3 ore di cammino il rifugio VII Alpini a 1500 m. s.l.m. e il panorama si apre definitivamente sullo Schiara. Bello!!! troppo bello!!! Merita di essere qui. Ne sono subito catturato. Vorrei essere lì su quelle rocce baciate da un sole splendido. Sono nello stesso momento rispecchiate nel blu turchino del cielo. Entriamo nel rifugio un po’ di trambusto per i preparativi del concerto che siamo venuti fin quassù ad ascoltare. Chiediamo se è possibile mangiare, e ci accertiamo del posto per dormire, anche se lo avevamo già prenotato. Mangiamo un buon piatto di pasta con il ragù. Beviamo una meritata birra. Per pranzo, vista l’ora, il rifugio non passa altro. Poi, dopo aver posato gli zaini in camera, ci precipitiamo ad ammirare il panorama. Facciamo tutto questo prima dell’inizio del concerto previsto per le 16.30. Ci gustiamo il concerto in RE maggiore “il cardellino di Vivaldi”. Il “buffo” ma simpaticissimo intermezzo “la serva padrona” di Pergolesi è un’altra delizia. Tralascio la descrizione della cena e del resto della serata che trascorre tranquillamente. Durante la cena una notizia di servizio che ci informa che la messa prevista per le 10.30 del giorno successivo è stata spostata alle 11.30 circa per permettere ai partecipanti della crono-scalata di raggiungere il traguardo che era fissato al 7° alpini. Io e Paola decidiamo di non fermarci fino a quell’ora. Avevamo invece in programma di fare il rientro per la forcella del “Pis Pilon.” Partenza dal rifugio verso le 10.30. Raggiungiamo la forcella alle 11.40 circa, ci concediamo una breve pausa.

per la Val Medassa

Da quassù si vede ancora il rifugio. Giunge anche la voce del coro. Il coro canta la messa che nel frattempo è iniziata. Raggiunta la forcella, un susseguirsi di sentieri e cime ci si apre alla vista. Altre crode appaiono, così come altri sentieri. E chissà, altri progetti. Per ora ci accontentiamo di ammirare tutto il panorama che ci si presenta, poi un giorno, forse… prendiamo ora il sentiero che scende nella “val de la Medassa” sentiero C.A.I. 511. Scendiamo fino a raggiungere il bivacco ricovero della Medassa 1340 m s.l.m., piccolo e accogliente bivacco di antichi pastori… qui in primavera scorre un torrente alimentato dallo scioglimento della neve ora è asciutto.

Facciamo una breve pausa ristoratrice con i panini che ci siamo fatti preparare al rifugio. Dopo esserci rifocillati, riprendiamo la discesa verso case Bortot. Poco sotto il bivacco troviamo un altro bivio. A destra si va verso la “Pala Bernarda” ed a sinistra verso il 511 e case Bortot. Prendiamo quest’ultimo. Guardando la cartina, vediamo che la “pala Bernarda” è segnata sulla carta come traccia. Pur portandoci alle case Bortot, ci sembra molto più ripida del sentiero 511 segnato C.A.I. Nel bosco facciamo anche un incontro, un capriolo che ci ha sentiti sta scappando verso valle… Altro bivio questa volta per casera Palazza. Poco distante, su un prato, un enorme noce. Qui abbiamo cercato di capire come mai c’era questo noce. Abbiamo pensato che non lo avremmo mai saputo… Continuiamo la discesa e incontriamo tre persone. Una di queste, una signora più anziana, ci ha chiesto da dove venivamo. Lei avrà avuto circa 75/80 anni. Ci ha anche chiesto se avevamo visto un grande noce”… si… l’abbiamo visto.. rispondiamo e la signora ci racconta perché quel noce si trovava lì. L’aveva piantato il padre molti anni fa. Lei ci ha giocato con l’altalena su un ramo di quella pianta. La signora ci racconta anche che anni fa lì erano tutti pascoli. La sua famiglia la portava tutte le estati a casera Palazza. Ecco risolto un dubbio. Io e Paola ci siamo chiesti come mai potesse essere lì una pianta così grande. Soprattutto ci chiedevamo perché lì in mezzo a quel prato. Raggiungiamo così il sentiero 507. Attraversiamo la “Val del Rui Fret”. Da qui, ci dirigiamo verso il ponte mariano e torniamo a case Bortot.

Due giornate trascorse in un ambiente unico e inimitabile. Tutte le dolomiti sono inimitabili. Non andrebbe trascurato neanche un angolo di questo nostro meraviglioso territorio.

Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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© By Salvatore Stringari | La Traccia, Escursioni e Viaggi

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