
Da Malga Mezzomiglio al Pizzoc
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 11-11-2020
Cima: Pizzoc
Gruppo Montuoso: Prealpi Trevigiane
Cartina: Tabacco foglio 12 Alpago – Cansiglio – Piancavallo – Valcellina
Segnavia: C.A.I 922-980
Tipologia sentiero e difficoltà*: Sentiero Escursionistico: (E) Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Quota partenza: 1291 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1547 m.s.l.m
Dislivello: m. 256
Tempi di percorrenza*: 5/6 ore più le soste
Giro: anello
Punti di appoggio: Malghe e Rifugio in stagione
Acqua, sorgenti: no
Località: Farra d’Alpago
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì
Tappe del percorso: andata Malga Mezzomiglio, sent. 922, Casera de la Pita, Millifret, Rifugio Città di Vittorio Veneto, Pizzoc; ritorno Pizzoc, sent. 980, Casera Le Prese, Malga Mezzomiglio.
Partecipanti: Paola e Roberto
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
Da Malga Mezzomiglio al Pizzoc con un itinerario ad anello.
Oggi dovremmo essere almeno in sei, ma per cause varie i più rinunciano e ci ritroviamo… due superstiti. Da Belluno superiamo Farra D’Alpago e andando lungolago prendiamo a sinistra verso Pianture, salendo per la stretta e ripida strada asfaltata fino a Malga Mezzomiglio, m. 1291, dove parcheggiamo. La Malga è chiusa, ma da qui abbiamo una vista stupenda sulla conca Alpagota. Dalla malga, tenendoci più sotto del sentiero 922 (per il Rifugio Città di Vittorio Veneto) tagliamo per i vasti pascoli verso destra, subito troviamo un capanno e un “roccolo” circolare di piccoli arbusti, dove sono attaccate le gabbiette con gli uccelli da richiamo. Confesso che mi era balenata l’insana intenzione di liberare gli uccellini…ma siamo scacciati dall’uomo appostato nel capanno. Non sappiamo se si tratta di una stazione d’inanellamento o di caccia, troveremo diversi altri “roccoli” simili nel percorso. Allontanati dal tristo luogo, seguiamo il bordo del bosco lasciando alla nostra sinistra Casera Le Prese, fino a un cancello di legno, dove è presente un cartellone esplicativo. Intorno a noi rimbombano gli spari dei cacciatori, ne incontriamo due che hanno appena preso una beccaccia, per fortuna oltrepassato il cancello entriamo nel bosco dove vige il divieto di caccia, siamo infatti in una Riserva Naturale Integrale. La comoda stradina forestale corre in mezzo ai fitti abeti e poi in una bella faggeta, al bivio lasciamo momentaneamente la stradina segnata “Millifret – Sentiero delle Piaie Longhe” e andiamo a destra seguendo l’indicazione “Casera della Pita”, m. 1483.

E’ una brevissima digressione che vale la pena fare, purtroppo la piccola baita a picco sul Fadalto, che ricordavo intatta, è bruciata, il tetto è crollato e resistono solo le mura. La vista è magnifica: ci sembra di poter toccare il Col Visentin e il lago di Santa Croce con tutto l’Alpago fino ai monti più lontani, Schiara, Pelf, Pelmo, Antelao… Un sentiero ripidissimo cala da questo verticale versante fino al Fadalto, noi torniamo al bivio e riprendiamo la forestale ricoperta di fogliame, i nostri passi non fanno rumore, nei tratti un po’ fangosi indoviniamo le impronte di cervi, caprioli, tassi… Attraversiamo lungamente il bosco con alcuni saliscendi e finalmente ne sbuchiamo fuori per percorrere la cresta del monte Millifret con altri splendidi scorci sulla Val Lapisina, il Fadalto con i laghi di Nove (Lago Morto) del Restel, di Negrisiola, le Prealpi dal Col Visentin al Cesen, le Dolomiti e i monti dell’Alpago. In lontananza lo sguardo si perde verso i laghi di Revine e i rilievi collinari che si allungano come cordoni sulla pianura.

Anche i viadotti dell’autostrada da qui ci sembrano belli, si snodano con leggere curve eleganti lungo la Val Lapisina sbucando dalla sella del Fadalto per tuffarsi nella galleria del Monte Baldo.
al Pizzoc
Puntiamo al Pizzoc, ormai davanti a noi, percorrendo una dorsale di pascoli, alla nostra sinistra, appena sotto costa, ci sono delle belle piccole casere e un agriturismo. Incrociamo la stradina sterrata e arriviamo al Rifugio Città di Vittorio Veneto, un casermone che non ha nulla di un rifugio alpino, infatti era il fabbricato della ditta Italcementi, usato nel 1944-45 come sede del Comando della brigata partigiana “Cairoli”, riadattato nel 1977 e ora di proprietà del Comune di Fregona. Dopo una breve sosta per il pranzo al sacco saliamo alla spianata sommitale, il Pizzoc (in cimbro Spitzt Hoch “cima alta” m. 1547) ha una croce di cima ma non la classica vetta. Scavato e deturpato per ricavarne il materiale per il cementificio, usato dal 1962 al 1977 come base militare della Nato collegata con la base di lancio in Pian Cansiglio, ora è stato trasformato in un amplissimo belvedere, Piazza della Pace, adibito anche a parcheggio. Fin qui giunge anche la strada carrozzabile dal Passo Crosetta, valico di collegamento tra il bellunese e il trevigiano. Il panorama in ogni caso è incredibile, ci saziamo gli occhi con la vista a 360 gradi di “tanta roba” come dice il nostro amico Gino. Intravediamo la laguna all’orizzonte, oggi la foschia purtroppo vela la vasta pianura, nei giorni nitidi è possibile distinguere il mare dal Golfo di Trieste a Venezia, oggi ci accontentiamo di intuire una geografia di colline, fiumi, paesi, campagne e città. Da sud ovest a nord est però le Prealpi e le Dolomiti si stagliano contro il cielo azzurro, i cartelloni ci aiutano ad assegnare un nome anche alle cime sconosciute, non vorremmo lasciare questo luogo meraviglioso, ma purtroppo le ore di luce si sono ridotte e dobbiamo deciderci, scendiamo verso il rifugio e riprendiamo la strada sterrata fino al bivio. Invece di tornare per il percorso in cresta dell’andata, scendiamo leggermente per il sentiero 980 (F2) che tocca le casere a mezza costa prima di inoltrarsi in un magnifico bosco di faggi. Il sentiero è segnato da bolli rossi sui tronchi degli alberi, arrivati a una vallecola, bisogna fare attenzione: una traccia sale diritta verso il Pian de la Pita, l’altra prosegue a destra per Casera Le Prese, frecce e direzioni sono scritti in rosso sbiadito su un grande faggio. Noi continuiamo a destra, cammina e cammina come nelle fiabe, tra i colori autunnali del bosco, le colonne bianche dei faggi, le cavità carsiche…

Luci e le ombre fanno risaltare il verde del muschio, il giallo e il rosso del fogliame, l’azzurro del cielo. Finalmente il bosco si dirada, le piccole radure lasciano il posto a un più vasto pianoro con una “posa” (pozza circolare per abbeverare il bestiame) raggiungiamo una piccola costruzione con un’altra pozza d’acqua, saliamo a sinistra per la mulattiera e raggiungiamo un bel dosso sassoso da cui vediamo i vasti pascoli della casera Le Prese. I cartelli indicano “Prese m. 1344” e l’incrocio dei sentieri 980 Rifugio Città di V. Veneto, 922 Malga Mezzomiglio e 949 Fadalto. Siamo alla fine di questa stupenda giornata, seguiamo ora il segnavia 922, oltrepassiamo il cancelletto con il curioso avviso “Attenzione, pericoloso passare il pascolo con cani, mucche pericolose” fortunatamente non abbiamo cani e le terribili mucche hanno smonticato… Passiamo vicino a un monumento, grossi massi con la targa che ricorda l’eccidio di alcuni giovani partigiani, accanto vediamo il tronco spezzato di un vecchio grande albero, credo un castagno, forse silenzioso testimone della tragedia. Caliamo verso Casera Mezzomiglio passando per i prati dove pascola una piccola mandria di cavalli, un bellissimo puledrino ci guarda a lungo, si sa che i piccoli sono curiosi. Arriviamo al parcheggio completamente appagati da questa bellissima lunga escursione, abbiamo incominciato a camminare poco dopo le 9 e siamo arrivati alle 16, ma calcoliamo di aver impiegato i tempi indicati nelle tabelle, 2 ore e mezza o poco più di puro cammino sia per l’andata che per il ritorno, più la pausa pranzo e le generose e numerose soste in ammirazione del panorama.
molti percorsi escursionistici partono anche dal Cansiglio (loc. Vallorch), da Fregona (sentiero “direttissima”), da Vittorio Veneto (dal colle di Sant’Augusta). Un percorso storico, legato agli avvenimenti del 1943-45 che videro la collaborazione tra la Resistenza e gli Alleati in un susseguirsi di operazioni e missioni segrete, è il sentiero del Tenente William Bernard Berry dal Passo della Crosetta per la Casa Forestale Cadolten, Casere delle Mandre e Pizzoc.
Autore/i: Paola Marini Gardin
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Pubblicato da Salvatore Stringari
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