
Da Pianezze a Malga Mariech
di: Paola Marini Gardin
Scheda Tecnica Riassuntiva
Data: 19-12-2021
Cima: nessuna
Gruppo Montuoso: Monte Cesen, Prealpi Trevigiane-Bellunesi
Cartina: Tabacco 068 Prealpi Trevigiane e Bellunesi M. Cesen-Col Visentin
Segnavia: cartelli
Tipologia sentiero e difficoltà: Sentiero Escursionistico (E)
Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine (nella scala di difficoltà C.A.I. è classificato E – itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).
Tempi di percorrenza: 4 ore (in giornata)
Quota partenza: 1061 m.s.l.m
Quota da raggiungere: 1504 m.s.l.m
Dislivello: m. 453
Giro: anello
Punti di appoggio: a Pianezze (Malghe Barbaria e Mariech in stagione)
Acqua, sorgenti: non rilevate
Località: Pianezze di Valdobbiadene
Copertura cellulare: sì
Parcheggio/i: sì a Pianezze
Tappe del percorso: Pianezze, strada per Malga Barberia e Malga Mariech, sentiero per Pianezze
Partecipanti: Carmen, Silvano, Roberto e l’autrice
Nota: * i tempi di percorrenza e le difficoltà sono in base alla propria preparazione psico-fisica e tecnico pratica, conoscenza del ambiente alpino, di progressione, movimento in ambiente alpino capacità di orientamento.
L’escursione in dettaglio:
oggi da Belluno scendiamo a Valdobbiadene, lungo la strada della sinistra Piave il panorama innevato è fantastico, boschi, prati, case, tutto sembra congelato sotto una spessa coltre di neve ghiacciata che sui rami degli alberi crea ricami incredibili. A Valdobbiadene prendiamo a sinistra la strada che sale a tornanti le pendici del gruppo montuoso del Cesen, siamo nella zona delle dolci colline del prosecco, patrimonio Unesco, ma non per degustare il vino! Raggiungiamo la spianata di Pianezze, m. 1061, per iniziare una nuova escursione per malghe. Il grande parcheggio è già quasi al completo, ci sono molte famiglie con bambini e slittini, passeranno qui una bella giornata sulla neve. Nel piazzale c’è anche il Tempio Internazionale del Donatore, costruito nel 1962 da un gruppo di donatori del sangue nel luogo dove sorgeva una postazione di cannoni della Prima Guerra. La segnaletica è abbondante, sono indicati almeno una decina di malghe, rifugi e altrettanti sentieri, noi prenderemo la strada asfaltata, ma ora ricoperta di neve, che sale a nord-ovest. Il lungo percorso taglia con due diagonali i versanti occidentali dei monti Orsere e Barbaria, passiamo accanto alla costruzione dell’ex skilift e poco dopo ad alcuni enormi, magnifici faggi nei pressi di una piccola casera. Ci inoltriamo tra boschi e pascoli innevati contemplando il panorama che si apre alla nostra sinistra, verso la pianura insistono le nebbie, fino a sfiorare le pendici del Grappa.

Lungo strada vediamo a destra alcuni sentieri dai nomi accattivanti, “Sentiero dei Narcisi”, “Sentiero del Giglio” che inerpicandosi sui colli accorciano il percorso, ma li riserviamo per la prossima primavera. Indossiamo i ramponcini e proseguiamo, la pendenza è leggera, ma ci alziamo di quota e possiamo vedere il corso del Piave, luccicante nella piana e poi il paese di Alano circondato dalla corona di monti innevati, scherzando fingiamo di individuare l’Anello delle Fontane, fatto di recente. Superiamo la stradina per l’Agriturismo Balcon che resta a sinistra e al bivio successivo restiamo sempre sulla strada voltando decisamente a destra. A sinistra si stacca la stradina per Malga Molvine e il sentiero 1012 che sale nel bosco verso i monti Orsere e Barbaria. Continuiamo calpestando neve e ghiaccio sulla comoda strada e finalmente vediamo spuntare le antenne poste sul Monte Barbaria, poco sotto si trova l’omonima malga, ora chiusa.

Un po’ lontano, verso sud, vediamo una croce, per il ritorno scenderemo da lì, seguendo il sentiero n. 1008. Il panorama, tralasciando le antenne alle nostre spalle (opere necessarie ma deturpanti) è da mozzafiato, ci affacciamo a sud, verso la pianura veneta che si perde all’orizzonte nelle nebbie, più vicina e nitida la piana da Follina ai Laghi di Revine, posta tra le Prealpi e i rilievi morenici, a est in lontananza si distinguono appena le vette delle Dolomiti Orientali…una bellezza indescrivibile. Continuiamo a scattare foto su foto… poi lasciamo la malga, potremmo raggiungere la cima con le antenne e proseguire per la dorsale, ma preferiamo continuare per la strada che ci porta a una piccola insellatura ventosa da dove lo sguardo può posarsi sul versante settentrionale e avere la prima vista verso le Vette Feltrine. Oltre un altro avvallamento con una “posa” ghiacciata scorgiamo a sinistra il profilo del Cesen, una sequenza di dossi innevati, poco dopo arriviamo a Malga Mariech, m. 1504, una bella costruzione con alle spalle una lunghissima stalla.

La Malga è chiusa, alcune persone occupano le panche all’esterno, noi ci accontentiamo del bel terrazzino di legno del piccolo edificio adiacente, adibito alla lavorazione del latte. E’ ora della sosta pranzo, per fortuna siamo al sole, il posto è molto bello e d’estate deve essere frequentatissimo, visto che è possibile arrivare in auto a questa e ad altre malghe e rifugi. Il panorama è vastissimo, la Valbelluna e le Dolomiti a nord, le montagne dell’Alpago a est, la pianura a sud e una bella vista di colli innevati tutt’intorno alla malga. Faccio qualche zoomata sulle cime e perfino sulla città di Belluno. Ci aggiriamo nei dintorni, una mulattiera continua a settentrione verso Malga Garda (Lentiai): è il “Trodo dei Much”, appellativo dialettale che indica i “tedeschi” in genere, era il sentiero usato per portare i rifornimenti ai reparti della VI armata austro-ungarica appostata sul Monte Cesen. Un’ altra stradina che passa vicino a una grande costruzione che sembra abbandonata va a più a est verso i ruderi di Casera Forconetta e continua per il Rifugio Posa Puner, mi ricordo che nella mia lontana giovinezza sono partita proprio da lì per arrivare al Passo San Boldo, una lunghissima traversata nel caldo estivo, organizzata dal CAI di Belluno. Sono segnati altri sentieri, una ragnatela di mulattiere che collegavano le malghe e le casere poste sui due versanti, il trevisano e il bellunese.

Da sola salgo i pochi metri che separano la malga da un primo dosso dove è posto un monumento ai 126 partigiani della Brigata Garibaldi “G. Mazzini” caduti nella lotta contro il nazifascismo. Mi piacerebbe raggiungere, oltre l’altro dosso con un’antenna, la “cima” del Monte Cesen, m. 1570, ma ci vorrebbe forse un’ora e ormai la mia ombra si allunga sulla neve, è ora del ritorno. Raggiungo gli amici e riprendiamo la stradina verso malga Barbaria, andiamo alla croce che svetta sul dosso innevato, foto di gruppo e altra pausa contemplativa: da qui vediamo verso ovest la strada a diagonali fatta al mattino e davanti tutta la pianura, il corso del Piave e le nebbie, irreali, quasi un acquerello giapponese, invadere nuovamente le pendici del Grappa. Seguiamo il sentiero n. 1008, scendendo ripidamente i colli dove scorgiamo alcune casere, sempre con belle visioni panoramiche.

Silvano ci fa notare una curiosità sul versante prativo che dà a sud: la grande chiazza di boschi che la gente del posto chiama “l’Ippopotamo”, con un po’ di fantasia si vedono un grande corpo da bestia, una testa e quattro zampe ben delineate. Il sentiero prosegue diritto e ci porterebbe ad incrociare in basso una stradina che da Pianezze toccando alcune malghe va verso il Rifugio Posa Puner, ma noi a quota 1373 m. accorciamo il percorso e piegando verso ovest scendiamo lungo il crinale, alla fine raggiungiamo la stradina presso alcune case e in breve arriviamo al parcheggio di Pianezze. Il sole sta calando, facciamo una sosta al ristoro con un paio di birre e poi ci avviamo verso casa “felici e contenti” come nei pensierini delle elementari.
Autore/i: Paola Marini Gardin
E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento qui sotto?
Pubblicato da Salvatore Stringari
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Sempre piacevole da leggere ciò che scrivi e pubblichi, felice Epifania
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Buon giorno grazie buona epifania anche a te Simona
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Felice e contenta sono anch’io per aver potuto ammirare le montagne innevate. Uno spettacolo mozzafiato!!! Grazie a tutti e buona Epifania , anche se siamo agli sgoccioli!!! 🙂
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Un candido manto di neve per un sogno irreale, tutto da vivere
Un caro saluto,silvia
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Ho letto la biografia dell’autrice, io sono nato proprio in queste montagne due giorni dopo di lei, e devo dire che il resoconto è quasi impeccabile. Non saprei migliorarlo e così come è potrebbe finire in una biblioteca; è difficile, specie in questi ultimi tempi, trovare chi descrive gli itinerari in modo sobrio e preciso.
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Ciao Tersite, grazie per il tuo messaggio, è impossibile non amare queste montagne se ci si è nati o se , come nel mio caso, non mi ci avessero portata a camminare dai quattro anni in su. Un caro saluto, “fratello di latte” o quasi…
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