
la Val Falcina
di: Salvatore Stringari e Paola Marini Gardin
Scheda tecnica Riassuntiva
Data: 7 maggio 2011
Quota massima: 700 m. s.l.m.
Dislivello: 300 m.
Acqua sorgenti: Portare acqua!!
Vie di accesso: da Belluno per la strada statale 203 Agordina fino a Mas, poi indicazioni a Ponte Mas per la valle del Mis- da Sedico verso Sospirolo, indicazioni in loco.
Tempi di percorrenza*: quanto basta e comunque in due ore è fattibile con calma.
Il Fiordo di Val Falcina.
Oggi vi voglio parlare di un’escursione adatta a tutti che si svolge nel Parco delle Dolomiti Bellunesi. È La Val Falcina, che è chiusa a sud-ovest dalle pareti dolomitiche del Pizzocco e sbocca a forma di “fiordo” nel lago artificiale del Mis. È un facile sentiero ad anello che consente anche ad escursionisti non esperti di immergersi in un ambiente dal fascino selvaggio e senza dubbio di grande interesse naturalistico. Seppur il fondo del rio non sia visibile per la ricca presenza di vegetazione, il luogo è bello e dà un assaggio dell’ambiente dei Monti del Sole, frequentati solo da esperti appassionati dei “viaz” da camosci, senza alcun punto di appoggio.

Il torrente Falcina nasce delle pendici del monte Pizzocco e incrocia il ruscello che scende dalla selvaggia Valle del Burt. Oggi ci accompagna la nostra cagnolina Sasha che fa il bagno dove l’acqua è più bassa e tranquilla, si diverte e fa oh oh o siamo noi tornati felici come “i bambini fanno oh oh che meraviglia!”. Troviamo diversi pannelli descrittivi, collocati ai margini del tracciato, che contengono informazioni geologiche, botaniche e faunistiche e rendono la passeggiata un’occasione di approfondimento. Il sentiero è ben tenuto. La Val Falcina è un’incisione fluviale o torrentizia dal tipico profilo a “V”, profondamente intagliata nella Dolomia Principale e il suo sviluppo geomorfologico risente fortemente della presenza di una importante linea di faglia. La zona è importante per la presenza di quantità innumerevoli di fiori e piante. Con un po’ di attenzione e procedendo in rispettoso silenzio è possibile udire o vedere numerosi animali, tra questi interessanti specie come l’aquila reale e il picchio nero, le tracce degli ungulati, se si ha fortuna i camosci. Nell’acqua del torrente e nel lago invece si possono osservare anfibi e pesciolini. Noi abbiamo seguito il percorso in senso orario, siamo partiti da Pian de Falcina, appena fuori dalla galleria, dopo aver costeggiato il fiordo per un breve tratto siamo saliti nel bosco, il dislivello non è molto, circa trecento metri. Poi proseguiamo in cengia e dopo scendiamo fino al livello del torrente che guadiamo per poi risalire dall’altra parte della valle. Il seguito è quasi tutta discesa nel bosco e ritorniamo poco distante al punto di partenza, al di là del ponte sul torrente Falcina.

Al chiosco prendiamo due birre e poi ci sdraiamo al sole sulla riva del lago del Mis un bel prato verde fa da “spiaggia”. Sasha, beata lei, anche qui approfitta per fare un bagno e ci guarda soddisfatta (beh è bello vederla divertirsi con l’acqua e allo stesso tempo averne paura) poi come sempre queste escursioni ne approfitta per fare il suo riposino scavandosi una cuccia nella soffice terra… Noi dopo aver ammirato gli scorci sul lago proseguiamo per la “Soffia” un cascata che scende ad alimentare il lago, da qui passiamo a dare un occhiatina da lontano ai “Cadini del Brenton”. Intanto si è fatto tardi e rientriamo a Belluno passando per il lago di Vedana dove facciamo qualche foto al piccolo specchio d’acqua dentro il quale si rispecchiano le montagne.
Autore/i: Salvatore Stringari e Paola Gardin
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E voi ci siete stati? Mi lasciate un commento?
Correzione testo di Paola Gardin.
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Semplicemente un lago stupendo! L’abbiamo visitato l’anno scorso.. una zona ricchissima di biodiversità e perfetta per escursioni immerse nella natura! E pensare che è un lago artificiale lo rende ancora più incisivo e spunto di riflessione.. perciò degno d’esser visitato! 😉
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semplicemente meraviglioso
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Ci sono tornata d’inverno, il 9 gennaio di quest’anno, con la guida di Giuliano Dal Mas. Il sentiero era percorribile, poca neve e ghiaccio, per precauzione avevamo i ramponi nello zaino, ma non sono stati necessari. Abbiamo fatto lo stesso percorso in senso orario, ho imparato cose che non sapevo, dal sentiero di andata si staccano diverse tracce che portano allo Monte Sperone o al Pizzoc, da quello di ritorno altre portano ai ruderi di Casera Scalada e poi più in alto alla Roa Bianca. Sono posti impervi, non segnati e senza bivacchi, mai avventurarsi da soli…
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